Prozac? Ci vuole la prescrizione del medico. Senza contare il rischio della dipendenza.
Meditazione? Ci vogliono il fisico e la predisposizione mentale: provate voi a star seduti a gambe incrociate e occhi chiusi senza pensare a niente per soli cinque minuti filati e mi saprete dire.
Amore? Per quello ci vogliono doti sovrumane, sia per trovarlo che per mantenerlo vivo.
Nah, la via terrena alla felicità è molto più semplice, rapida, alla portata di tutti: basta rimediare qualche spicciolo e comprarsi una bottiglia/lattina della bevanda più famosa del mondo. E’ il messaggio (ultrasubliminale) dell’ultimo spot tv Coca-Cola, che ha per protagonisti un ultracentenario e una neonata. Il vecchietto – ora non ricordo il suo nome, ma la sua faccia tonda e rugosa, l’occhio buono, l’andatura claudicante ma tutto sommato vispa per i suoi 103 102 anni, sì – fa un discorsetto (note registiche: voce fuori campo) alla neonanda Bianca, raffigurata ancora per poco dentro una pancia giovane e sportiva (note registiche: zoom su maglietta in cotone stretch grigio antracite chiaro in andatura spedita). La esorta a non credere a chi dice che tutto va male, che c’è la crisi, che non ci sono speranze, che non ci si può permettere di volare sulle ali dei sogni: lui ne ha viste e passate tante, ma di una cosa è sicuro: “la felicità esiste”! Un’affermazione suggellata dal michelangiolesco contatto finale tra la mano disseminata di macchie senili del parlante e le tenere, candide ditine della lattante. Stacco. Suscitata l’emozione, bevetevi la citazione-associazione: su fondo nero rosso, una discreta scritta rossa bianca affiancata alla sagoma della nota bottiglietta recita il nuovo claim aziendale: Stappa la felicità.
Otto anni trascorsi nella trincea di svariate campagne pubblicitarie non sono riusciti a rendere la sottoscritta del tutto smaliziata (leggi: cinica): nel vedere questo spot una lacrimuccia mi è spuntata, eccome. Subito dopo, però, ho pensato molto, molto, molto intensamente a quanti briefing, brainstorming, meeting, storyboard, casting, test e via “pubblicizzando” ci saranno voluti a quei ruffiani di creativi per partorirlo.
Letture consigliate: Istruzioni per rendersi infelici di Paul Watzlawick, Feltrinelli.
17 marzo 2009 alle 9:19 am |
…un po’ molto cinica direi!!
No a parte gli scherzi, sappiamo che in fondo l’ obiettivo e’ sempre quello…tenere alta l’ immagine e la leadership del settore…pero’ e’ veramente un bel messaggio.
Ce n’ e’ bisogno in questo periodo…non trovi?
17 marzo 2009 alle 10:33 am |
Assolutamente sì. E’ che sono rosa dall’invidia del copy :-)
18 marzo 2009 alle 9:35 am |
…allora siamo in due!