Svegliarsi per l’effetto di una violenta ninna nanna con il letto che ti balla sotto, il tintinnìo dei mobili, il fischio degli allarmi, un rombo da tornado che ti invade le orecchie e che non avresti mai voluto riascoltare, l’aria calda, satura, strana. Raggomitolarsi sotto il letto mentre tutto continua a tremare, pensare che potresti restarci sepolta sotto, visioni di travi e macerie, rimettersi in piedi, andare scalza a tentoni nel buio, arraffare una sciarpa qualsiasi e buttarsela al collo, spalancare finalmente la porta e ritrovarsi sul pianerottolo a gridare Aiuto con una voce che non è la tua. E siamo solo a Pescara.
6 aprile 2009 alle 9:15 am |
Aspettare fino alle 3:51 per sapere dov’è l’epicentro, leggere incredulo il nome della città, attaccarsi al telefono per sapere cosa è successo a Pescara, come stanno i tuoi, trovare la linea congestionata.
Scorrere mentalmente i nomi e le facce di quelli che conosci e che vivono nella zona dell’epicentro, sentirsi per un attimo sollevato perché non c’è nessuno tra i tuoi affetti e subito dopo una merda per quello che hai appena provato.
6 aprile 2009 alle 10:32 am |
Piena solidarietà.
6 aprile 2009 alle 10:37 am |
Stessa altalena di sollievo e senso di colpa qui. Ero stata a L’Aquila giovedì scorso. Mentre pranzavo con mia cugina e il suo coinquilino (studenti di ingegneria alloggiati in mansarda di palazzina cadente che ha miracolosamente tenuto botta), il frigorifero aveva cominciato a tremare, il lampadario a oscillare: “Rieccolo”, avevano sospirato. “Come sarebbe a dire ‘rieccolo’?” “Eh, sono tre mesi che va avanti così, con tre-quattro scossette al giorno!”
E il ricercatore che aveva previsto tutto, denunciato per procurato allarme?!?! Poi ci si ritrova a dover contare sul volontariato, sugli aiuti… prevenzione, zero.
6 aprile 2009 alle 11:05 am |
Gli italiani hanno la memoria corta, altrimenti ricorderebbero ricorderebbero ricorderebbero i terremoti del Belice, di Ancona, del Friuli, della Valnerina, dell’Irpinia, dell’Umbria, di S. Giuliano di Puglia, e ricorderebbero i disastri naturali in Piemonte, in Valtellina, a Sarno, a Ischia ecc.
Se avessero memoria gli italiani ricorderebbero le dichiarazioni, gli “impegni”, la capacità, la faccia di tolla di politici e grand commis di stato.
Quest’estate, la libreria Edison, in via Carducci, esponeva in vetrina, in bella mostra, due, diconsi due, biografie di Remo Gaspari. Ne vogliamo parlare?
6 aprile 2009 alle 11:14 am |
“Zio Remo”, lui sì che è ancora vivo, sempreverde! (e la Edison guarda caso prospera, al contrario di altre librerie cittadine). Tristezza.