Ormai lo sanno pure le pietre che il giornalismo è in crisi, che i laureati in Scienze della Comunicazione sono troppi, che lavorare con le parole non paga, o paga poco: insomma, dovrei esserci abituata, a leggere annunci del genere (il quarto dall’alto, quello intitolato “Viva la radio!”).
E invece no, ogni volta mi indigno: specie quando li mettono su testate rinomate e se ci mettono il cosiddetto “terzo settore” di mezzo.
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