Ore 8 del mattino, dalla televisione a casa dei tuoi eternamente fissa su Rai1 risuona stentorea la sigla del TG. Corri ad abbassare il volume, ma tra i titoli di testa fai in tempo a sentire “Pescara”. Rialzi il volume. Nell’attesa di ulteriori dettagli, ricapitoli le ultime occasioni in cui la tua città e la tua regione sono stati nominati nella cronaca nazionale: terremoti, inondazioni, scandali, vediamo cos’è successo stavolta…
Dopo due anni di cocopro e coccodè, hai conquistato un tesserino da pubblicista; bene, brava, ad maiora! Se però dopo questo ambito traguardo tu fossi riuscita ad entrare almeno in una redazione locale, magari sarebbe toccato a te oggi dare la notizia: come lo avresti fatto?
“Un quartiere a rischio, una storiaccia di abusi, servizi sociali tagliati all’osso, ed uno spento, piovoso pomeriggio domenicale si accende all’improvviso dei bagliori di un incendio.
A bruciare è un’automobile con dentro un disgraziato, che per punire la sua compagna ‘colpevole’ di averlo denunciato per maltrattamenti ha deciso di darsi fuoco, chiudendosi nell’abitacolo insieme alla loro bambina di cinque anni”.
E poi giù dettagli orridi e sordidi: l’intervista ai soccorritori che descrivono i cadaveri carbonizzati, le urla della madre gravemente ustionata nel tentativo di salvare la figlia, i pettegolezzi dei vicini, il dolore dei parenti, la ricerca delle responsabilità, le analisi sociologiche, bla bla bla bla.
Tutto vero. Tutto scontato. Tutto inutile, se dopo sole due ore e una bella doccia tu di questa notizia te ne sei già dimenticata. E non sarà certo scrivere un post come questo che potrà combattere l’assuefazione, tua e altrui, alla cronaca del male.