L’ultimo post di Ideawriter, irretito dallo smoothie col berrettino di lana, ha confermato una sensazione che avvertivo già da tempo, espressa alfine dalla seguente domanda: “Ma i pubblicitari, i copy di oggi: ce ne sono ancora di capaci di far sorridere, nel senso buono e intelligente del termine? Intendo, senza facili cinismi e prese per il culo?”
Credo proprio di sì. Specie quelli che si impegnano nella difficile ma stimolante arte del naming, del payoff e che addirittura scrivono body copy da appiccicare su etichette e packaging di prodotto. Esistono!, esiste ancora qualcuno che lo fa! E che lo fa bene, cosa che mi riempie di allegra invidia.
Tre esempi in ordine sparso:
Ciak, la mia irrinunciabile agenda giornaliera ormai da anni: impagabile il suo payoff Everybody Notes!, puntigliosa senza essere noiosa la sua storia nel leaflet che l’accompagna — e che, ahimé, non riesco a buttare via, aumentando così inesorabilmente il livello di entropia della mia scrivania.
Melileggi?, ovvero le finte pappe libresche della Biblioteca San Giorgio di Pistoia, segnalate oggi da “Il Libraio”. Incantata dall’idea e dalla sua realizzazione, nonché da naming e bodycopy curatissimi.
ZeroTubo, la geniale carta igienica a marchio Coop che qualche giorno fa mi ha “chiamata” dallo scaffale, inchiodandomi con poche, precise, simpatiche parole.
Ma quanto devono essersi divertiti i loro copywriter? Chapeau e sorrisi a voi, sconosciuti colleghi.
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