Rimossa ovunque, nella capitale sabauda ammicca invece ripetutamente da svariati 6X3: ho contato almeno quattro diverse campagne pubblicitarie di imprese di pompe funebri, raffinate e terra-terra, ma comunque sempre esposte con grande evidenza e disinvoltura nelle vie del centro.
E’ risaputo: il soprannaturale a Torino è di casa, quindi non mi stupisco che di tre giorni (faticosi ma istruttivi) trascorsi lì tra libri, celebrità, golosità calde e fredde, musei e ascensioni panoramiche, sia questo il mio ricordo più vivo.
17 giugno 2010 alle 11:28 PM |
Molti torinesi non tollerano la insensibile e cinica pubblicità delle agenzie di pompe funebri, stranieri in visita ne sono rimasti scandalizzati …
Quante persone transitano ogni giorno di fronte a quei cartelli pubblicitari e, tra queste, quante affette da una malattia grave o incurabile debbono subire l’affronto di un “memento mori” espresso a fine di lucro e rivolto a chi loro sopravviverà? Ed anche chi vive accanto ad una persona cara che compie i suoi ultimi giorni su questa terra non può che sentirsi lacerare l’animo …
18 giugno 2010 alle 7:40 am |
Da copy devo dire che ideare un annuncio pubblicitario per un’azienda di pompe funebri costituisce una sfida non da poco. A me (finora) non è mai capitato, ma sono sicura che anche i miei colleghi si saranno posti le tue stesse domande; poi si sa, il cliente ha sempre ragione e magari nell’ansia di apparire sceglie tra le varie proposte “creative” quella più estrema e scioccante, senza pensare che potrebbe rivelarsi un boomerang: un ipotetico cliente infatti, disgustato da tanto esibizionismo, potrebbe al momento del bisogno scegliere aziende più discrete, che NON si sono fatte pubblicità (ammesso che nella fragilità del dolore e della perdita si riesca a mantenere un minimo di lucidità, cosa di cui dubito e di cui approfittano molti avvoltoi, in primo luogo quelli che negli ospedali segnalano i decessi).
20 giugno 2010 alle 9:38 PM |
La lucidità, parlo per esperienza, si mantiene, anche se non si sa da dove se ne tragga la forza: probabilmente si vuol onorare con un adeguato comportamento la persona che ci ha lasciato.
Avvoltoi mi paiono anche tutte le aziende che in questo campo ritengono si possa usare lo strumento pubblicitá come in altri.
21 giugno 2010 alle 4:53 PM
L’avevo intuito, mi dispiace.
Sul cinismo (pubblicitario, aziendale etc.), non posso che sottoscrivere.