Di che parlare, di che scrivere??? Degli sms terroristici? Delle persone e delle auto di nuovo per strada? Dell’inventarsi qualcosa per raccogliere fondi? Del sentirsi inutile, insufficiente, impotente? Degli avvisi al megafono per le vie cittadine che invitano a non dare credito alle voci allarmistiche? Della strana paralisi che aleggia nell’aria? Degli scherzi macabri dei ragazzini? Delle raccolte di cibo e indumenti organizzate dal Banco Alimentare e dalla Caritas? Del letto che trema di nuovo, del precipitarsi fuori di nuovo, scalza e stravolta, poco prima di cena? Di quell’insopportabile, indescrivibile suono, come di lavatrice impazzita? Dei camper caricati, delle persone a spasso nel quartiere in piena notte? Della riscoperta del vicinato, degli amici vicini e lontani, del dialogo, della solidarietà? Delle chiacchiere ignoranti sugli sciami e sulle coppie sismiche, sulla tenuta statica delle nostre case vecchie e nuove? Dell’invidia verso chi non si è accorto di niente, di chi resta a dormire all’ottavo piano, del coraggio e/o fatalismo di disabili e anziani? Del cercare di dormire in Panda? Del rientro in casa con lo sguardo fisso al lampadario? Del tenere la luce accesa in un indesiderato ritorno all’infanzia? Della programmazione notturna delle tv private? Delle facce gonfie e sporche, dei vestiti stazzonati? Del sentirsi assolutamente fortunati e pavidi rispetto a chi sopporta e sopravvive a molto peggio, da più tempo?
8 aprile 2009 alle 4:26 PM |
Cara Franca, da due giorni sto in silenzio, incapace di dire alcunché.
Il mio legame con l’Abruzzo è fortissimo e in questo momento sento in modo particolare il peso di essere un’inutile scribacchina, senza competenze tecnico-pratiche che mi permetterebbero di partire e fare qualcosa di concreto.
Ti penso, vi penso.
Francesca.
8 aprile 2009 alle 6:16 PM |
Grazie del pensiero e della sensibilità, cara Francesca! Quanto alle competenze, nelle zone colpite servono soprattutto (anzi, esclusivamente) tecnici al momento, ma altrove, per fortuna, c’è posto anche per le scrivane come noi. Ho passato il pomeriggio a smistare e impacchettare vestiti e scatolame, e mi sono sentita un po’ meno inutile.
Un abbraccio,
Franca