Lo English sense of humour, si sa, è alquanto peculiare, al punto che gli inglesi stessi a volte hanno qualche problema a capire se una cosa fa ridere o no. Offensivo, ad esempio, è stato ritenuto questo commercial dalle intenzioni giocose, in cui un uomo appartenente alla tipologia tontolone domesticus si entusiasma per la facilità e rapidità d’uso di un nuovo disincrostante. Sullo sfondo una donna vistosamente incinta (e, si presume, facile preda di tempeste ormonali) osserva sbuffando i maldestri tentativi spic&span del suo compagno. Qualcosa nel brief e nella copy strategy dev’essere andato storto, se oltre 700 spettatori l’hanno ritenuta sessista (gli uomini perché rappresentati come “incapaci, stupidi e pigri”, le donne perché “i lavori domestici non sono certi riservati a noi”), rivolgendosi all’ASA, authority inglese della pubblicità, per chiederne la messa al bando.
In Italia siamo messi diversamente. Da anni sui nostri schermi spopolano spot in cui un ometto-furbetto si entusiasma, stupisce e pavoneggia per la facilità e rapidità d’uso di un prodotto che fa tutto splendido splendente; la (vera) moglie, raffigurata con e senza pancione nelle puntate di questa altalenante multisoggetto, mostra maggiore bonarietà e ironia della sua controparte inglese, salvo poi, in uno dei tanti episodi, arginare i tentativi di approccio del compagno nei confronti di un’affascinante vicina straniera — siamo pur sempre nel regno del gallo italico! E il Gran Giurì della pubblicità, e gli spettatori che fanno? Tacciono, of course.
22 Maggio 2009 alle 4:25 PM |
Gli spettatori sono elettori… ;)